(Nella foto, Silverio Miraglia)
Ieri pomeriggio abbiamo pubblicato questo l’articolo La disabilità, le pacche sulle spalle e le occasioni perse: meno male che c’è la musica in cui si parla della quinta tappa sulla disabilità del tour #ancheiovoglioviaggiare svoltasi a Verbicaro qualche giorno fa.
Sottolineiamo l’assenza del sindaco, l’unico primo cittadino a non presenziare nella tappa della sua città, sottolineiamo che a parte le pacche sulle spalle non succede mai nulla. Lamentiamo che le barriere architettoniche ci sono e rimangono, nonostante le facce afflitte. Scriviamo anche che il Comune non ha contribuito all’evento nemmeno per il pagamento del compenso Siae (235 euro).
Ma ieri sera non ci giungono repliche in merito a quanto abbiamo scritto, nessuno si prende la briga di smentire quanto abbiamo detto promettendo supporto concreto alla sua battaglia, no. Qualcuno si preoccupa invece di farci arrivare le lamentele perché nell’articolo abbiamo menzionato il suo ruolo, tra l’altro pubblico, ma non il suo nome, benché la persona in questione fosse ritratta in almeno tre delle delle foto a corredo. Ma evidentemente l’ego non era ancora sazio.
Tanto per cominciare non abbiamo menzionato né il moderatore dell’evento né le altre associazioni che hanno aderito all’iniziativa né altri amministratori presenti. Poi precisiamo che non abbiamo menzionato nessuno in particolare, nemmeno le organizzatrici dell’evento, e non le menzioniamo nemmeno adesso, semplicemente perché ingenuamente crediamo ancora che chi partecipa a certe iniziative lo faccia sempre e comunque solo per umanità, per amore verso il prossimo, per onorare il proprio ruolo nel sociale o la propria carica istituzionale fornendo supporto e soluzioni ai cittadini.
Ci caschiamo ogni volta, non impareremo mai. Nemmeno tutte le volte che la gente ci chiede di mettere il proprio nome ben in vista nei pezzi in cui si parla di disabili e disabilità, che nell’era del 2.0 fa troppo figo. E noi puntualmente facciamo finta di non aver sentito.
Ma per voi l’umanità cos’è? Come vi sentite nel sorridere a un essere indifeso per il solo scopo di ottenere qualche click e un effimero consenso? Come vi sentireste se qualcuno facesse lo stesso con vostro figlio? Non vi sentite mai in debito con la vita per quella che via ha dato e vi avrebbe invece potuto togliere? Non sentite mai l’esigenza di fare del bene per il solo gusto di farlo e contribuire a rendere questo posto un mondo migliore?
Cari tutti, attivisti, assessori, consiglieri, associati, adepti e via dicendo che cercate disperatamente visibilità speculando sulla pelle e sul dolore di Silverio e della sua famiglia, sappiate che Silverio non è né solo sprovveduto, sappiate che se ci sono dei nomi che andrebbero fatti a gran voce sono quelli delle persone che rimangono vicino a Silverio quando si spengono i flash e stargli accanto, grazie alla classe dirigente politica inetta che ci governa, diventa un’impresa. Dovremmo scrivere il nome di sua madre, che ha due costole incrinate a forza di caricarselo in spalla, il nome di suo fratello che gli fa da taxi, e quegli amici, tanti per fortuna, con cui Silverio consuma le “paninate ignoranti” o le partite alla play station, con cui Silverio ogni tanto guarda il mare e sogna una vita all’altezza dei suoi sogni. Quelle persone per cui il suo benessere e la sua serenità sono più importanti del proprio nome riportato sui giornali.
Ma è chiaro che le priorità di ognuno sono differenti e visto che quella di qualcuno è solo un po’ di pubblicità che abbiamo negato, ce lo faccia sapere che per farci perdonare l’accontentiamo subito: abbiamo carte a sufficienza per far diventare famoso chiunque.