(Nella foto, Matteo Renzi. Fonte foto: dal web)
Matteo Renzi ed Ernesto Magorno non esercitano più il fascino di qualche tempo fa e loro lo sanno. Tanto che tra il timore di una contestazione, che comunque non sarebbe arrivata, e di un flop di pubblico, gli organizzatori hanno pensato bene, come tanti colleghi di destra e sinistra prima di loro, di pagare i pullman e inviare in gita gratis tanti giovani iscritti alle segreterie piddine calabresi. E l’indiscrezione non arriva da un leghista invidioso, ma proprio da uno dei tanti militanti del Partito Democratico giunto in piazza a Diamante dal versante ionico.
Se così fosse, d’altronde, non ci sarebbe niente di male, solo che la vicenda indurrebbe a una profonda riflessione. Più a loro che a noi, a dire il vero.
E’ il 28 luglio di un’afosa sera d’estate e Diamante i turisti hanno invaso da tempo le viuzze sfiziose e piene i luci e colori. Al centro dell’agorà siede l’uomo politicamente più discusso degli ultimi anni. E’ lì a presentare il suo libro, che ipoteticamente a giudicare dal titolo parlerebbe del dopo referendum, della sconfitta imprevista che l’aveva costretto alle dimissioni di segretario nazionale del partito e a quelle da Presidente del Consiglio dei Ministri. Padrino dell’evento, chiaramente, è il diamantese deputato Ernesto Magorno, più presenti sui giornali tra una polemica e l’altra che tra i banchi del Parlamento.
Se fossimo giornalisti asserviti e proni vi diremmo che la piazza non riusciva a contenere la folla, se fossimo antirenziani per il solo gusto dell’anticonformismo vi diremmo che la piazza era quasi vuota, ma siccome siamo solo giornalisti, né pro né contro, vi mostreremo direttamente la foto, raccontandovi né più né meno i dati di fatto. E cioè, che tra le persone che vedete qui sotto in foto ci sono centinaia di turisti, tanti ragazzi e sognatori mandati in gita dalle segreterie, tanti fruitori di piaceri e anche qualcuno che grazie alla politica e ai soldi pubblici ha smesso di lavorare e per questo non poteva assolutamente mancare. In compenso, c’erano molti pochi diamantesi.
Idillio finito tra Diamante e il PD?