Riceviamo e pubblichiamo
Un nuovo faticoso viaggio è iniziato all’alba per i nostri sindaci: vanno a Roma, ai piedi del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Confusi e felici. Anche oggi a svendere ufficialmente l’ultimo pezzetto di territorio, in cambio di una strada. Qualcuno di loro stanotte non avrà chiuso occhio. Infatti, c’è chi l’inutile opera la vuole a tutti i costi e c’è chi, pur non volendo violentare in modo irreversibile il territorio, fa fatica a dirlo per non apparire come detrattore. Ancora una volta inconsistenti e superficiali. Si muovono in gran segreto. I cittadini non hanno voce in capitolo. Gli stessi cittadini che non hanno ben chiaro il disastro che ne verrà perché nessuno dei sindaci, tranne uno, ha ritenuto opportuno mostrarci il progetto.
Per fare qualche esempio: sapete quanto è alto il viadotto Pagliara a Trebisacce? Nel punto più elevato misura 35 metri. Ora immaginatene uno alto mediamente 50 metri in più! Come un palazzo di trenta piani! L’Hotel Corallo a Villapiana ne ha cinque. Avete idea di quanto sia alto un palazzo di tre piani? Figuratevi adesso un rilevato di tre piani che taglia in due tutta la piana di Sibari. Il muro di Berlino era alto la metà! O forse, come i nostri sindaci, volete che per i prossimi vent’anni l’Alto Ionio appaia così?
Il nostro benessere e quello del territorio passano in secondo piano rispetto alla riconoscimento di aver ottenuto qualcosa. Non importa se questo qualcosa provocherà danni incalcolabili e se il riconoscimento che ne deriva è, di fatto, una patacca più che una medaglia. Ma tanto lo sappiamo: l’unica cosa che conta è fare tanto per fare, accettando supinamente l’ennesima modifica dall’alto, in cambio di un consenso disinformato e di un po’ di visibilità, pelosamente esibita su qualche giornale.
Trebisacce, 28 luglio 2017