Riceviamo e pubblichiamo
Dell’apertura dell’ospedale di Praia a Mare (quando avverrà) siamo contenti tutti, in particolare chi in questi anni si è battuto con ogni mezzo per mantenere alta l’attenzione nei confronti di una esigenza vitale del territorio e quindi associazioni, comitati, cittadini spesso abbandonati e qualche volta anche derisi.
Un plauso a Sindaci ed Amministrazioni Comunali che non hanno desistito dall’intraprendere e continuare una strada che vuole ripristinare anche dal punto di vista legale un diritto inviolabile che si è voluto sottrarre ad intere popolazioni.
Dobbiamo però, essere non solo seri e veri ma anche concreti, evitando di cantare una vittoria aldilà da venire, tant’è che ci troviamo di fronte all’ennesimo rinvio, di stagione in stagione, di mese in mese, di promessa in promessa, perché per il momento di questo si tratta.
Diciamo quindi, senza mezzi termini, che far rientrare l’Ospedale di Praia nell’organizzazione dello spoke Cetraro-Paola è l’inizio dell’ennesima guerra tra poveri per un diritto sacrosanto di tutti oltre ogni appartenenza geografica o schieramento politico.
Ad oggi è questa la vera e dirimente questione che cela la chiave di volta per l’avvio di una sanità eccellente sull’intera fascia tirrenica.
Se questa è la scelta, non solo disattende la Sentenza del Consiglio di Stato ma addirittura rischia di farne una vittoria di Pirro.
Sono tanti i dubbi e le domande senza risposte, una su tutte, perché inserire in un rapporto tra Cetraro e Paola, già conflittuale e destabilizzante per il servizio sanitario territoriale, il nuovo ospedale di Praia che dovrebbe servire ben altra zona e bacino d’utenza?
Che il nuovo commissario Eugenio Sciabica sia persona perbene nessuno lo mette in dubbio, ma è anche vero che lo stesso è stato delegato dal direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute che risponde al nome di Andrea Urbani, persona che ben conosciamo per averlo visto all’opera con determinazione e caparbietà nel mantenere chiuso in ogni modo il nosocomio praiese e che, cosa assai grave, ancora riveste l’incarico di sub commissario del piano di rientro regionale che dispone la chiusura di Praia.
Del resto lo stesso Sciabica, nominato sin dal mese di maggio 2017, il primo atto l’ha compiuto solo qualche giorno fa convocando i sindaci di Praia e Tortora, pare che per Settembre dovrebbe esserci l’ennesimo decreto, ma in cinque mesi mi sembra una attività che va al rallentatore considerate le impellenti necessità del territorio.
A pensar male si fa peccato e nessuno vuole farlo, ma sono anni ormai che si attende ciò che fino ad ora non è mai arrivato.
In special modo non arriva ciò che serve effettivamente a tutti, una efficiente rete di emergenza urgenza la cui carenza ha causato fino ad ora non solo disagi ma veri e propri drammi.
Una volontà politica lontana dagli interessi veri della gente, continua a privare l’alto tirreno della legittima tutela sanitaria, ed a questa ci si sta opponendo con disposizioni legali che, purtroppo, la stessa istituzione politica dovrebbe garantire ed attuare, un paradosso senza fine che rasenta il ridicolo oltre che il vergognoso, considerato che trattasi della vita di migliaia di persone.
Da notare inoltre che vige da tempo il silenzio del Commissario ad acta Massimo Scura, che è silenzio di Governo visto che dallo stesso è stato nominato, quasi a dire fate pure tanto non caverete un ragno dal buco!
Potrebbe essere proprio questo lo scenario, considerato che nulla è stato rimosso delle motivazioni ed appetiti politici e non solo, che determinarono nell’ormai lontano 2010 la chiusura del presidio ospedaliero; la rimodulazione dello spoke può diventare quel freno naturale ed impersonale che rende difficoltoso o impossibile l’attuazione di quanto riconosciuto legalmente.
Il tutto dietro il sorriso beffardo di chi a parole annuncia aperture e nei fatti produce il suo contrario.
Ed intanto si ostenta altro e chi si permette di muovere riserve viene additato come disfattista perche di disturbo alla pianificazione dei vari manovratori.
Ma è esattamente il contrario, chi vuole il bene di questo territorio non si accontenta, non vuole più aspettare, non vuole più affrontare la disperazione per un ambulanza che tarda ad arrivare per eccesso di traffico o di contestuali richieste.
Settembre non è dietro l’angolo, ed a settembre avremo forse un decreto ma nient’altro di concreto, noi invece abbiamo bisogno oggi di sanità e la superficialità con cui autorevoli rappresentanti istituzionali affrontano la questione con l’evidente intento elettoralistico e clientelare ci dice che il livello è davvero basso, oltre a spiegarci del perché questa regione è ultima in tutto.
Coloro che più cianciano sono quelli che il presidio l’hanno chiuso oppure non l’hanno voluto aprire per palesi scelte governative.
Tutto ciò significa che possiamo contare solo su noi stessi, sulla nostra volontà e determinazione nel perseguire ed ottenere ciò che spetta di diritto.
Sindaci, amministrazioni comunali, associazioni, comitati e cittadini tutti possono fare molto e di più, per ottenere un Ospedale vero e non una incompleta casa di barbie.
Fino ad ora il territorio del tirreno è stato fregato in silenzio, da progetti tenuti in gran segreto e studiati a tavolino da pochi personaggi che hanno fatto il bello e cattivo tempo.
Non lasciamoci ingannare ancora, la presenza dell’ ospedale non dipende dalla mancanza di risorse finanziarie, questa è una falsa motivazione diffusa ad arte che insieme ad altri rappresentanti politici del territorio abbiamo opportunamente segnalato alle autorità competenti e ne aspettiamo gli esiti.
È indispensabile però ritrovare unità di intenti e la consapevolezza che o staremo insieme in cooperazione e compartecipazione nell’affrontare le problematiche comuni oppure non avremo altro che briciole e guerre tra poveri che producono il nulla.
Raffaele Papa, Coord. Prov. Cs IdM