Che fine ha fatto il registro tumori approvato in Calabria?

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Che fine ha fatto il registro tumori approvato in Calabria?

(Fonte foto: dal web)
L’8 febbraio 2016, dopo un ventennio di battaglie, finalmente il consiglio regionale approvava il registro tumori. Un registro dove si contano i decessi causati dai tumori, un documento chiaro e preciso per sapere di cosa si muore e in quali aree affinché sia più facile intervenire.
A farsi portavoce delle battaglia era stata l’assessore Antonella Rizzo, con delega all’ambiente, che l’8 marzo dello stesso anno aveva partecipato insieme al consigliere regionale, nonché Presidente della Commissione Ambiente, Mimmo Bevacqua, al primo convegno provinciale dedicato all’istituzione del Registro tumori, tenutosi a Paola.
Baci, abbracci, applausi, e persino tanta commozione quella sera quando l’ambientalista Antonella Politano, fervente sostenitrice della causa, aveva raccontato il suo dramma personale, per ancora non lo conoscesse, che la vede unica superstite di una famiglia spazzata via dai tumori insorti per le scorie nocive di una centrale sita accanto alla sua abitazione (clicca qui per leggere la sua storia).
Ma poi nei fatti, nulla. La legge, approvata in consiglio, vede anche la sua versione nazionale ferma ancora al primo step della Camera in attesa di sottoporsi a ulteriori lungaggini della burocrazia. Di fatto, la Calabria non ha ancora nessun registro, benché quella sera si era lasciato intendere che fosse solo questione di poco, pochissimo tempo per metterlo in uso. E non ce l’ha nemmeno l’Italia.
A un anno e cinque mesi dall’approvazione della legge regionale, la Politano, dunque, torna a far sentire la sua voce con una nota di disappunto in merito al “mistero” che avvolge ancora oggi il fantomatico registro inoltrando una proposta più ampia al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
“Consta di 10 articoli e prevede l’istituzione del registro tumori in Calabria che funzioni realmente e non solo sulla carta come ci hanno fatto credere in questi anni. I cittadini devono essere al corrente che fino adesso non si può parlare di Registro Tumori in Calabria perché la legge è ferma alla Camera ed ancora deve arrivare al Senato per la sua completa approvazione.
Quindi il bla bla bla mediatico di alcuni consiglieri regionali è tutto da vedere. La mia proposta a Beatrice Lorenzin prevede l’istituzione di un registro tumori nazionale, che riunifichi i 40 attualmente presenti nel nostro Paese, e di registri regionali. Si punta ad uniformare quantità e qualità dei dati raccolti, anche al fine di programmare al meglio gli interventi sanitari.
Oggi, in Italia i registri sono 40, alcuni specifici, altri per patologia tumorale e tutti fanno capo all’A.I.R.T.U.M., associazione italiana registri tumori. La copertura però, non è omogenea tra sud e nord del paese. Secondo il piano oncologico nazionale del 2011 e del  2013, i registri dei tumori sono uno strumento indispensabile per l’organizzazione e la valutazione della efficacia degli interventi di prevenzione primaria in aree o popolazioni ad alto rischio, basta vedere la Calabria con le navi dei veleni in primis, la Marlane, la pertusola di Crotone, i tanti casi di Gioia Tauro, Africo, Petrizzi, Santa Caterina Albanese con l’amianto che ancora non è stato bonificato e molti altri.
Con questa nuova metodologia si possono indicare in modo dinamico quali aree di prevenzione primaria vanno rafforzate. Questa è la mia proposta a Beatrice Lorenzin, chiedendo se intende rimediare a questo vuoto normativo in Calabria che non è più sostenibile in un Paese che si ritiene civile, soprattutto dal punto di vista della Sanità pubblica.
Siamo stanchi noi cittadini calabresi di non sapere perché tanti morti di cancro in Calabria. A Paola come a Praia, da Vibo fino a Reggio, continuano a morire tanti ragazzi di cancro e nessuno riesce a spiegarselo. Questa mia proposta cara Ministra, tende ad essere più ambiziosa del citato piano oncologico nazionale, che ha come obiettivo quello di raccogliere il 50% della popolazione.
La mia ambizione è quella di tutti i cittadini colpiti in via diretta e indiretta è di arrivare al 100% della popolazione”.

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