(Fonte foto: dal web)
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Riceviamo e pubblichiamo
“Il mondo dei media la definisce “crisi dei rifugiati”, personalmente concordo, invece, con quanti ritengono che stiamo assistendo a una grave crisi dell’Europa – lo sostiene il consigliere regionale Orlandino Greco, leader de L’Italia del Meridione, in riferimento all’emergenza degli sbarchi in questi giorni nuovamente al centro della cronaca.
L’Unione Europea è impegnata – continua Greco – a praticare tolleranza e solidarietà soltanto a parole e la medesima mea culpa, recitata dalla Germania della Merkel, arriva puntualmente in ritardo, dopo che altri sono morti per aver creduto in un’utopia. Il sogno di un’Europa capace di dare protezione, assistenza medica, cibo e aiuti per raggiungere ciascuno la propria destinazione. Ne convince – aggiunge – l’intesa di Parigi, frutto di una minaccia: la chiusura dei porti italiani agli sbarchi. Un flebile tentativo di protesta che ha prodotto l’effetto di essere abbandonati in mare aperto dai governi di Francia e Spagna contrari all’idea di permettere lo sbarco delle persone soccorse nel Mediterraneo centrale nei loro porti e l’Austria che minaccia di schierare l’esercito al Brennero se l’afflusso di migranti dall’Italia non diminuirà. L’ennesima porta sbattuta in faccia al Governo Italiano incapace di alzare la voce, troppo prono a un modello di UE a guida tedesca. Per il nostro Paese non è più tempo di farfugliamenti e finti ricatti. Il Governo deve essere chiaro: o si fa l’Europa o si muore.
Sulla questione dei migranti – Greco ne è convinto – si decide il destino dell’Unione e su questo punto l’Italia deve senza indugio farsi promotore della definizione di una nuova agenda che nella recente dichiarazione europea è solo tracciata. Un’agenda che ponga il tema sociale e quello dell’immigrazione al centro dello sviluppo futuro concentrando in questi ambiti le maggiori energie, anche economiche. Quanto si sta verificando rischia di far esplodere tensioni sociali dal Nord al Sud e di vedere rafforzata la posizione di chi – Salvini in testa – cavalca da tempo la questione immigrati per intercettare consenso. Trasformare le strutture ricettive in centri d’accoglienza – spiega Greco – rendendo così meno attrattive mete che vivono essenzialmente di turismo e indebolendo il tessuto economico locale, non giova né ai migranti né agli italiani. Alberghi o ex alberghi convertiti in qualcosa di troppo simile a ghetti dove si ammassano elevati numeri di stranieri quasi mai supportati nel loro percorso di integrazione. Non parlano la lingua, non lavorano e vivono ai margini di contesti ostili e diffidenti. In questo scenario covano tensioni che rischiano di esplodere (come già successo) e di compromettere aree già depresse da un punto di vista economico-sociale.
È possibile – precisa – considerare i migranti un elemento di sviluppo per le aree interne, spopolate e in declino economico ma sono necessarie politiche a “migrazione circolare” che facilitino l’arrivo di lavoratori e, successivamente, il loro rientro in patria con la possibilità di mantenere relazioni culturali e finanziarie con i Paesi di accoglienza. Dalle analisi ufficiali dei flussi relativi alla Calabria emerge che il 2016, tra i cittadini non comunitari con permesso di soggiorno con scadenza, il lavoro resta il primo motivo di soggiorno (35,5%, 7 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale), seguito dappresso dai motivi Asilo/umanitari, con il 32,5% (a livello nazionale questo valore si attesta al 9,7%, quasi il doppio rispetto al 2014). Tuttavia nel biennio 2014/2016 si registra una notevole inversione di tendenza: difatti nell’ultimo anno c’è stata una variazione negativa del -23,1% delle presenze legate a motivi di lavoro, in linea con la media nazionale, a fronte di un aumento pari al +25,1% delle presenze per Asilo/richiesta protezione internazionale (+31,5% in Italia), valore che sale fino al +58,3% se ci si riferisce al biennio 2014/16 (+89% in Italia).
Questa fotografia impone una riflessione sulla necessità di approntare con urgenza procedure più semplici e veloci a garanzia per chi chiede asilo, in particolare per i minori non accompagnati ma anche norme più severe per prevenire gli abusi. Bisogna rendere più efficace la politica dei rimpatri promuovendo accordi di riammissione con i Paesi d’origine e di transito per rimpatriare i migranti irregolari. Non tutti coloro che arrivano in Italia hanno diritto all’asilo e bisogna procedere rapidamente per garantire la sicurezza.
Ritengo necessario – conclude Greco – che anche il Governo regionale agisca immediatamente per individuare politiche di integrazione sostenibili sfruttando al meglio l’asse del POR per l’inclusione. Sono convinto che sia non solo un dovere politico ma insieme etico e sociale. A breve – annuncia – presenterò io stesso un dossier sul fenomeno con l’obiettivo di valutare l’impatto dell’accoglienza sul territorio e di proporre decisioni più in sintonia con il contesto economico, sociale e culturale. L’ accoglienza che non è mero business prevede una programmazione in relazione stretta con la comunità locale, evitando tensioni che possono derivare invece da accoglienze in emergenza non programmate e “non accettate” dalle comunità come quelle a cui stiamo assistendo.