(Nella foto, Angela Marcianò. Fonte foto: Il Manifesto)
Reggio Calabria. L’assessora è entrata nella segreteria nazionale del Pd senza avere la tessera del partito
«E ora virimu si idda ‘ndi porta i voti o ‘ndi faci perdiri», «E ora vediamo se questa ci porta i voti o ce li fa perdere». Sono le reazioni pronunciate a denti stretti tra i militanti dem di Reggio Calabria – la città che alle primarie è risultata la più renziana d’Italia, con tanto di foto di Matteo Renzi e Giuseppe Falcomatà sul lungomare – dopo la nomina in segreteria nazionale dell’assessora ai Lavori Pubblici Angela Marcianò, non iscritta al Pd, una storia di destra alle spalle, un rapporto con il sindaco a dir poco difficile. Anche perché un quotidiano locale, evidentemente imbeccato, ha parlato di «Falcomatà affondato».
La polemica però non si ferma a Reggio Calabria. Poiché la neo-nominata non ha fatto mistero di non avere in tasca la tessera del Pd e di non avere alcuna intenzione di prenderla, il caso è esploso a livello nazionale: «Avere la tessera di un partito per esserne un dirigente nazionale mi sembra il minimo sindacale», ha detto la dem Elisa Simoni, deputata eletta nella Firenze di Renzi.
Ma vediamo di ricostruire i fatti e i retroscena di questa brutta storia. Il sindaco non si era tirato indietro dinnanzi alla richiesta venuta da Matteo Renzi di una disponibilità a entrare in segreteria. Per una questione legata alle «quote rosa» è stata scelta Marcianò, e il suo inserimento è stato prontamente utilizzato per tentare di indebolire Falcomatà, come dimostra l’articolo citato.
È evidente che le sorti dei sindaci le decidono gli elettori e non le segreterie di partito, ma quell’articolo la dice lunga sulle intenzioni di quanti hanno colto l’occasione per attaccare il sindaco. La ragione è semplice: a prescindere dal giudizio sul suo operato, Giuseppe Falcomatà è forte di un grande consenso personale, e questo lo rende molto indipendente nelle sue decisioni e molto lontano dalle lobby che a Reggio sono state sempre al fianco della destra che ha condotto Reggio allo scioglimento per infiltrazione mafiosa.
Angela Marcianò proviene dagli ambienti della destra reggina: il marito è stato consigliere municipale di An ai tempi di Scopelliti, lei stessa è consulente di Lamberti Castronovo, ex-assessore alla provincia in quota centro-destra, e non risulta che durante l’amministrazione Scopelliti, mentre Falcomatà guidava l’opposizione alle giunte del malaffare, Marcianò abbia mai preso una posizione pubblica. Inoltre è stato proprio Lamberti Castronovo a parlare, in occasione della nomina in segreteria di Marcianò, di uno schiaffo a Falcomatà e a tutto il Pd reggino.
Recentemente la nuova entrata nella segreteria in un’intervista alla Gazzetta del Sud ha esplicitato la sua critica allo slogan con cui Falcomatà stravinse le elezioni: «Non mi convince del tutto il termine ‘svolta’… a me piace percorrere strade diverse senza guardare al passato». Il che, detto da un’assessora che passa come la «cocca» del Procuratore Gratteri e che ha anche le deleghe alla trasparenza e alla legalità, rispetto a un passato fatto di corruzione, ‘ndrangheta e malaffare è davvero inquietante.
Proprio per questo alcuni oggi criticano anche il sindaco per averla nominata pur conoscendo i suoi trascorsi e sapendo che si trattava del nome in pole position per essere il candidato del centro-destra contro di lui alle prossime elezioni amministrative. Forse Falcomatà avrà pensato al vecchio detto che consiglia di tenersi vicini i propri nemici, ma ora ne paga le conseguenze.
Infine succede che, intervistata da Repubblica nei giorni scorsi, l’algida Marcianò tracci una linea che postula l’inesistenza di una distinzione tra destra e sinistra. Una linea che sarebbe un suicidio politico per un Pd che con lo ius soli e altre iniziative cerca di riaccreditarsi a sinistra. Quindi i casi sono due: o Marcianò, pur essendo in segreteria, non è stata informata della linea del Pd oppure lavora coscientemente alla sua distruzione.
Quanto poi alla possibilità che sia «l’astro nascente» del Pd nazionale, come definita di recente, se vorrà essere candidata alle prossime elezioni politiche a Reggio Calabria dovrà misurarsi con il consenso e passare dalle primarie oppure accettare di essere messa in qualche quota blindata che non sarebbe proprio un grande esordio per la nuova politica.
Insomma, più che «astro nascente» del Pd, Angela Marcianò, sembra una «bomba lanciata» dentro il Pd.