(Fonte foto: dal web)
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Maratea, 17 agosto 2010. Le strade e i locali sono affollati di giorni di e di notte, mentre nell’aria si comincia a respirare la malinconia per gli ultimi scampoli di vacanza, tra il sole che ora picchia un po’ di meno e gli immutati panorami mozzafiato del Golfo di Policastro.
Francesco Tufo e Biagio Ferraro, amici e colleghi poco più che trentenni, come di consueto si apprestano a salire sul loro peschereccio di buon mattino, arenato nel porticciolo, nel momento in cui il passaggio tra il giorno e la notte diventa impercettibile. Partono, come sempre, alla ricerca di buon pesce fresco da rivendere.
Entrambi di Praia a Mare, 18 km più in là, conosco il mare e le sue controversie meglio di quanto conoscano se stessi. Ci passano tutto il tempo a disposizione. Quella mattina le previsioni meteorologiche annunciano un leggero cambiamento incremento del vento nel corso della mattina, ma non al punto da destare preoccupazioni.
Ma i due, ben presto, devono ricredersi. Quando sono all’altezza dell’Arcomagno, Comune di San Nicola, diretti verso Scalea, a qualche miglio dalla costa, si rendono conto che il vento diventa minaccioso e in men che non dica le oscillazioni del peschereccio diventano sempre più forti e incontrollate.
L’acqua, velocemente, pervade l’imbarcazione rendendo di fatto impossibile il prosieguo del tragitto. Succede tutto così in fretta che Francesco e Biagio sono letteralmente spiazzati, nonostante gli anni di esperienza, ma fortunatamente riescono a lanciare l’allarme prima. Poi, il triste dilemma: aspettare l’arrivo dei soccorsi o lanciarsi nelle acque gelide?
E’ una frazione di secondi che sembra un’eternità quella in cui i due pescatori decidono che buttarsi nel mare in burrasca potrebbe rivelarsi meno pericoloso che rimanere a bordo. Non si sbagliano, qualche minuto dopo il coraggioso tuffo, un’onda, l’ennesima, capovolge la barca e la fa affondare senza pietà.
Ma la situazione rimane drammatica. La temperatura dell’acqua sempre più in picchiata, la bufera imperversa e possibilità rimanere vivi in attesa dei soccorritori rasentano lo zero. Se non li risucchierà il mare, li ucciderà l’ipotermia.
La scena, raccapricciante, è di quelle che si vedono solo nei nei film. L’acqua in gola strozza il respiro, il freddo getta i due ragazzi in uno stato di semi incoscienza, le forze che cominciano a mancare e la vita che comincia a scorrere davanti agli occhi come chi sa che di lì a poco sarà pronto per il trapasso.
Ma in tutto questo trambusto, Francesco e Biagio trovano ancora per cominciare a pregare. E pregano Lei, la Madonna della Grotta, patrona e custode della città di Praia a Mare e protettrice dei pescatori, che tutti gli anni, come da tradizione, il 15 agosto portano in spalla dal santuario fino alla chiesa madre e viceversa, tre giorni più tardi, dopo che la statua rimane nella parrocchia a disposizione di fedeli e devoti per l’adorazione. Quindi la statua della Madonna in quel momento si trovava ancora nella Chiesa Sacro Cuore e sarebbe stata riportata nella sua grotta il giorno seguente.
D’improvviso sembra che il tempo sia solo una stupida e distorta concezione. I minuti scorrono in fretta nonostante le difficoltà dei soccorritori di recuperarli per via del peggioramento delle condizioni meteorologiche. Dopo molteplici manovre fallite, gli uomini della Capitaneria del porto di Maratea li mettono in salvo.
I due sono sfiniti e una volta al sicuro, crollano sopraffatti dalla stanchezza. Ma sono incredibilmente, miracolosamente vivi. Tra lo stupore generale di chi non sapeva darsi spiegazioni.
Francesco Tufo non ha dubbi: «Ci ha salvato la Madonna a cui siamo profondamente devoti».
Il recupero è lento, quello fisico ma soprattutto quello psicologico, perché prima di riprendersi da un simile shock, i malcapitati hanno dovuto fare i conti con incubi e momenti bui.
Francesco Tufo, però, non sa stare lontano dal mare nonostante la drammatica vicenda e lavora incessantemente, per anni, ricomprare una barca tutta sua. Ci riusce, con enorme sacrificio, appena quattro anni dopo. La nuova imbarcazione si chiama, neanche a dirlo, Santa Maria della Grotta.
Negli anni sono stati molteplici i miracoli, o presunti tali, attribuiti alla Vergine di Praia a Mare.