Calabria | Blitz antidroga nella sede cosentina di Iacchité: entrano con i cani molecolari ma portano via i computer

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Calabria | Blitz antidroga nella sede cosentina di Iacchité: entrano con i cani molecolari ma portano via i computer

(Nella foto, l’entrata delle sede della redazione. Fonte foto: Iacchité)
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Sia ben chiaro, chi apre questo link sperando di trovare  un difesa squadrista a Iacchité si sbaglia. Contrariamente, chi spera di trovare tra una frase e l’altra quei “ma” che si infilano ad esempi in frasi come «non sono razzista» e «perché non li aiutiamo a casa loro» sbaglia ugualmente. Semplicemente vi raccontiamo come stanno le cose ed è per questo che prima d’ogni cosa, la nostra redazione esprime totale solidarietà a Iacchite’ nel caso in cui nelle operazioni di questa mattina si sia celato malauguratamente un tentativo di bavaglio all’informazione.
Noi crediamo fermamente nella giustizia e crediamo chiaramente nella buona fede delle indagini, ma la storia e il clamore suscitato da questa piccola redazione dei record (due redattori, da soli, mantengono una media di 60mila visualizzazioni al giorno), ci impone, almeno, di farci delle domande. Sempre che sia ancora lecito.
Questa mattina i Carabinieri, su disposizione della Procura di Cosenza, si sono presentati con i cani molecolari per un blitz antidroga. Bene. Pare che ci sia un’operazione in corso che vede in tutto quattro indagati. Molto bene. E pare che l’operazione sia scaturita dalle ennesime dichiarazioni di un pentito. Benissimo. I procuratori starebbero investigando per trovare riscontro in una eventuale eventuale di spaccio. Perfetto. Loro continuano a professarsi meri consumatori e non spacciatori senza essere creduti. Ma va benissimo anche questo.
Quello che ad occhio e croce non torna è il sequestro dei computer con i quali i due non solo ci scrivono ma ci lavorano come unica occupazione. C’è veramente un nesso tra il blitz antidroga e il sequestro dei dispositivi?
Iacchitè è il supporto telematico del giornale Cosenza Calcio, nasce due anni ma non proprio sotto una buona stella. Dopo qualche tempo il certificato medico presentato dal sindaco Mario Occhiuto che evidenzia stati d’ansia e ipertensione, spingono la Procura a oscurare preventivamente il sito (clicca qui per leggere l’articolo). Ma da .com a .it è il tempo di una notte e così dopo 48 ore i due sono di nuovo on line.
I lettori crescono e insieme a loro le querele per diffamazione: ad oggi, escluse condanne e assoluzioni, sono 70.
Finire sul sito diretto da Carchidi è l’incubo di chiunque. Figurarsi per tutti i politici e politicanti della nostra regione. A volte tirano fuori le carte, a volte esagerano con espressioni colorite, altre volte non si può non essere in disaccordo, ma la pluralità di informazione è alla base del principio di democrazia e oltretutto non possiamo pensare che le notizie siano vere solo quando ci piacciono. E anche laddove qualcuno voglia appellarsi alla mancata deontologia giornalistica, rimane sempre la cara vecchia Costituzione e il suo meraviglioso articolo 21.
Ma giudicare dai numerosi e incessanti episodi di boicottaggio, quali possono essere ad esempio quattro potenti attacchi hacker che hanno messo fuori uso i server o pene decisamente poco proporzionate al reato (clicca qui per leggere l’articolo), deduciamo che negli articoli “ogni tanto” qualche verità emerga e di conseguenza qualcuno voglia in un modo o nell’altro tappare loro la bocca. Ma chi, e soprattutto: perché?
Impossibile venirne a capo. In due anni i due redattori Gabriele Carchidi e Michele Santagata hanno toccato con i loro articoli i più potenti uomini di questa terra appartenenti a ogni settore: pubblica amministrazione, massoneria, chiesa, politica, imprenditoria, editoria e magistratura. Tante volte è toccato pure alla Procura di Cosenza e a tanti suoi magistrati.