(Fonte foto: Il Lametino)
Riceviamo e pubblichiamo
Il Sit-in della delegazione dei cittadini interessati alla vertenza della bonifica della ex Legnochimica ha avuto l’effetto sperato visto che in tarda mattinata due esponenti del coordinamento territoriale #DecidiamoNoi sono stati invitati a partecipare alla discussione.
Il Prefetto ha dichiarato che le analisi dell’ARPACAL hanno evidenziato presenza di IPA in atmosfera oltre i valori critici che però sono rientrati con lo spegnimento degli ultimi focolai. I valori sono compatibili con la combustione di materiale organico. Si è evidenziato, anche, che non ci sono dubbi sull’inquinamento delle falde ma che ancora, nonostante sia una vertenza pluridecennale, non ci sono evidenze sul tipo di inquinamento. A nulla sono valsi i vari rapporti (uno dei quali è quello ribattezzato “relazione Crisci”) e le puntuali analisi fatte nel corso degli anni.
Si prevedono due fasi per giungere alla soluzione della problematica. La prima sarà rivolta alla messa in sicurezza dell’area. Un tavolo tecnico convocato per dopodomani dovrà stabilire se la proposta di interrare temporaneamente le vasche per evitare ulteriori rischi di combustione sia tecnicamente realizzabile.
La seconda fase sarà quella della bonifica vera e propria. Per richiedere i fondi necessari per bonificare tutta l’area occorre un Progetto Operativo di Bonifica (POB) che dovrebbe essere a carico della Legnochimica. Quest’ultima però non ha mai prodotto nessun documento in tal senso. Il Comune di Rende si è detto disponibile, anzi, sta già lavorando alla redazione del POB ma, per ultimarlo, tra analisi e relazioni, occorrono altri 100.000 euro. Una bazzecola direte voi. Neanche il budget dell’ultima sagra dell’ultimo paese della Provincia. Purtroppo però, pastoie burocratiche e finanziarie (predissesto, Corte dei Conti, vincoli di bilancio) impediscono al Comune di Rende di proseguire mentre il rappresentante della Regione Calabria si è detto impossibilitato ad anticipare anche questa piccola somma perché “non si può intervenire su terreni di proprietà di un privato”.
A nulla sono valsi i richiami di legge fatti dal Prefetto, che di fatto consentono ad un ente pubblico di intervenire per poi rifarsi sul privato e neanche il consiglio del Sindaco di Rende che ha giustamente sottolineato come i soli terreni valgano di più della somma necessaria a redigere il POB e che quindi l’anticipo della Regione sarebbe facilmente recuperato.
Purtroppo, il rappresentante della Regione ha saputo solo confermare il suo diniego al reperimento dei fondi. A questo punto aspettiamo la parola del Governatore che aveva espresso, solo qualche giorno fa, la sua massima disponibilità per risolvere velocemente la questione.
E qui il nostro appello: Presidente, le sembra politicamente sostenibile il fatto che un Ente come la Regione Calabria non riesca a trovare 100.000€ da “prestare” al Comune di Rende per redigere finalmente questo benedetto Progetto Operativo di Bonifica? A noi, pur capendo le pastoie burocratiche e di bilancio, sembra onestamente assurdo.
In sintesi, una cosa è certa, per attingere ai fondi ministeriali serve un Progetto Operativo di Bonifica, per fare questo ci vogliono circa 6 mesi e 100.000€. Nel frattempo che la Regione trovi la volontà e le vie per sbloccare questa modica cifra stornandola dalle casse dell’ente, il Comune di Rende ha già attivato l’iter per dotare l’area di un pozzo artesiano e trovarsi così pronto in caso di nuovo incendio e provvederà a continuare, vista la disponibilità del Rettore dell’UNICAL, il rapporto con i tecnici dell’ateneo per approntare tutte le analisi e le misurazioni necessarie e preliminari alla redazione del POB.
100.000€: la salute delle persone vale di più.
Come cittadini residenti nei territori interessati da questo disastro ambientale continueremo a mobilitarci affinché l’attenzione dell’opinione pubblica rimanga alta ed i riflettori ben accesi sulla vicenda fino a quando non ci si avvierà verso la soluzione definitiva. Fino alla bonifica.
#DecidiamoNoi