(Nella foto, la giornalista Francesca Lagatta durante un’ospitata in Rai dello scorso aprile)
Articolo Pubblicato su LA SPIA PRESS
“…sebbene la giornalista ne era in possesso, ha chiesto correttamente al Giudice titolare del procedimento di disporre l’acquisizione dei citati provvedimenti presso la Procura della Repubblica di Paola, che confermano la piena legittimità dell’operato professionale della Lagatta.”
E’ scritto così nell’ordinanza firmata dai giudici del Tribunale di Paola, chiamati a decidere sull’operato della giornalista Francesca Lagatta, 31 anni, originaria di Praia a Mare, autrice di numerose inchieste inchieste in Calabria e su tutto il territorio nazionale. Memorabile quella del gennaio scorso condotta presso la curia di Napoli in ambito di pedofilia clericale (di cui si occupa per conto dell’associazione Rete L’Abuso), ripresa da tutti i giornali italiani, primi tra tutti Il Fatto Quotidiano e Il Corriere della Sera. Il caso divenne così eclatante da provocare finanche la reazione di Papa Francesco, che, tramite Monsignor Becciu, fece arrivare la sua solidarietà alla vittima promettendo giustizia.
Nel marzo scorso, rivelò che nell’istituto bancario verbicarese, già precedentemente travolta da aspre polemiche, alcuni uomini in divisa (secondo indiscrezioni, si ipotizzò che fossero della DDA di roma – sezione tributaria – , ma in realtà furono le Fiamme Gialle di Reggio Calabria), avevano fatto irruzione per acquisire una fitta documentazione, disponendo le indagini per quattro dirigenti, sospettati, a vario titolo, di omessa comunicazione del conflitto di interessi (2629 bis cc) nell’ambito degli interessi degli amministratori (Art. 2391 del cc) e mendacio e falso interno (Art. 137 del testo unico bancario). Leggi l’articolo cliccando QUI.
Immediata la reazione dell’istituto di credito, che, per tramite del suo avvocato Francesco Cristiani, aveva chiesto la rettifica, ritenendo la notizia priva di ogni fondamento e lesiva dell’immagine dei suoi assistiti. Pena, la citazione in giudizio. Ma la redattrice di La spia Press, la redazione giornalistica on line dalla quale è stato pubblicato l’articolo, ha risposto con un netto rifiuto, senza lasciarsi intimidire dalla “minaccia” di essere trascinata in tribunale. Strategia piuttosto in voga tra coloro che, nel tentativo di mettere a tacere la stampa, puntano alla destabilizzazione psicologica ed economica dei cronisti.
Cosicché, qualche giorno più tardi, la busta verde, contenente la citazione in Tribunle, è stata consegnata al suo indirizzo. Già nel maggio scorso, il giudice aveva rigettato la richiesta di un intervento immediato nei confronti della giornalista, per la quale si chiedeva di «emettere un provvedimento d’urgenza volto ad inibire alla resistente qualsivoglia uso della propria pagina/profilo facebook denominata “Francesca Lagatta” nella quale è stato riportato l’articolo del 25 marzo 2016 contenente le notizie e affermazioni diffamatorie sopra riportate in premessa; inibire alla resistente di continuare a diffondere e ospitare nella propria pagina/profilo facebook e dalla medesimo gestita, nonché nel proprio sito “www.francescalagatta.it”, l’articolo giornalistico del 25 marzo 2016 oggetto del presente giudizio e ulteriori contenuti offensivi, diffamanti e che recano pregiudizio all’immagine della Banca ricorrente; rimuovere immediatamente dalla propria pagina/profilo facebook e dal proprio sito “www.francescalagatta.it” l’articolo del 25 marzo 2016 oggetto del presente giudizio, nonché tutti i messaggi e post che hanno quale oggetto la Banca di Credito Cooperativo della Calabria.».
Dall’istituto bancario non si arrendono e la causa entra nel merito, prospettando per la giornalista l’accusa di diffamazione aggravata. Ma ieri il Tribunale di Paola, contrariamente, ha inflitto una sonora lezione di liberà di stampa, che, in una terra dove il diritto/dovere di cronaca è molto spesso a rischio, crea un precedente straordinario. Francesca Lagatta non ha diffamato nessuno, ha raccontato i fatti nel pieno dell’esercizio delle sue funzioni di cronista, nel massimo rispetto della Legge. Le indagini relative alla Banca di Credito Cooperativo di Verbicaro ci sono, come ha evidenziato anche il Giudice, la Dottoressa Vecchione, che ha dichiarato che «dagli atti di causa è emerso che vi sono indagini in corso da parte della Procura della Repubblica di Paola», così come ci fu l’irruzione della Guardia di Finanza e il sequestro di numerosi documenti. E per stavolta, chi cercava di imbavagliare l’informazione, non solo dovrà rassegnarsi, ma è stato anche condannato a pagare “le spese di lite determinate in euro 1800, oltre al rimborso forfettario nella misura del 15% sui compensi, IVA e CAPA come per legge”.
Lapidario il commento della diretta interessata: «Anche questa volta ho lavorato con coscienza e con le prove in mano. Com’è mia consuetudine. Per questo non ho mai avuto paura e non mi sono lasciata intimidire, pur lottando contro una banca». Poi conclude: «E’ un grande giorno per la Giustizia e per noi giornalisti. Questa non è solo la mia vittoria, è la vittoria di tutti coloro che ogni giorno rischiano tutto in nome della verità. Ringrazio fortemente il pool di avvocati dello studio associato Vetere-Ruggiero, che ai giudici del Tribunale di Paola ha saputo dimostrare l’importanza e la validità del giornalismo, tanto più se libero e indipendente. Merce rara di questi tempi.».