Pubblicato su La Spia Press
A dispetto del corpo minuto, Francesco Zanardi è un uomo estremamente testardo e caparbio, una fonte inesauribile di forza e coraggio. Del suo dramma personale è riuscito a fare una serrata battaglia contro il diffuso fenomeno della pedofilia clericale, diventando, di fatto, l’incubo peggiore di Vescovi e Cardinali che ancora si affannano a coprire le malefatte degli orchi in abito talare.
Da vittima di abusi sessuali, diventa, con le sue sole forze, il Presidente di una colossale organizzazione no profit che ad oggi è il più grande osservatorio permanente sui crimini sessuali commessi in Italia dalle confessioni religiose. Rete l’Abuso Onlus (visita il sito) attualmente segue i casi di quasi 500 vittime di preti pedofili, tutte legalmente e psicologicamente supportate da un piccolo esercito di volontari.
Per non subire influenze o pressioni di alcun tipo, infatti, l’impavido savonese ha rifiutato qualsiasi contributo pubblico e le tante “caritatevoli” offerte giunte negli anni al suo indirizzo. Con cui forse qualcuno avrebbe voluto comprargli anima e silenzio. Ottenendo l’esatto contrario.
La sua storia non solo calca le cronache nazionali, giunge oltralpe e attira finanche l’attenzione dei media americani. Ma quel macigno che si porta dentro dall’età di 11 anni lo restituisce alla Chiesa con un carico da 90. Il suo caso è il primo in Italia che, nonostante la prescrizione del reato, ottiene l’apertura di un’indagine a carico di don Nello Giraudo, grazie alla quale si trovano altre vittime, la cui testimonianza porta alla pena definitiva del patteggiamento a un anno di carcere. Che però non vedrà mai.
Ma Zanardi, è il caso di dirlo, ne sa una più del diavolo, intraprende una campagna informativa a mezzo stampa, sbattendo in prima pagina il mostro Chiesa e alcuni suoi aguzzini.
n particolare, con tutta la documentazione acquisita in 20 anni, ha inchiodato Nello Giraudo, dimostrando, come questo immondo uomo di chiesa ha abusato, indisturbato, di centinaia di ragazzini, nonostante Vescovi, Cardinali e i vertici del Vaticano ne fossero ampiamente a conoscenza. Qui, l’esaustivo servizio girato da Le Iene.
L’assurda vicenda viene riportata anche nel libro scandalo di Gianluigi Nuzzi, “Via Crucis“, in cui alle pagine 83 e 84 è riportata la testimonianza di Zanardi in cui accusa l’allora vescovo Domenico Calcagno di avergli suggerito di non recarsi alla magistratura per denunciare gli abusi, in quanto il prete era una persona molto fragile e avrebbe potuto suicidarsi.
L’imbarazzante posizione dell’attuale cardinale e presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), detto “Il Cardinale Rambo” per via della sua corposa collezione di fucili regolarmente denunciata, fu aggravata dalla testimonianza di don Carlo Rebagliati, parroco che morì poco dopo aver segnalato la situazione del prete pedofilo, trasferito di parrocchia in parrocchia, all’allora vescovo della diocesi di Savona. Qui l’audio in cui poco prima di morire Rebagliati confessa la paura di essere ucciso per aver denunciato “troppo”.
Ma Zanardi, incurante di rischi e pericoli, rincorre la verità spedito come un treno, trascinandosi dietro una folta schiera di persone sempre più affamate di giustizia. Come tutti quelli ingannati e stuprati in nome di Dio, a cui poi la Chiesa calpesta la dignità due volte coprendo le malefatte dei preti pedofili. Nonostante intorno a lui continuino a succede cose strane. Come il suicidio dell’amica e collaboratrice Luisa Bonelli, avvenuto in circostanze misteriose nel settembre 2014. Archiviato come suicidio, anche questo avvenuto dopo alcuni mesi la consegna di uno scottante dossier in Vaticano, qui in una straordinaria intervista dove la donna è sentita sulla vicenda dallo stesso Zanardi.
Ma il Presidente e la sua associazione non si fermano, contrariamente, rincarano la dose. Tra le numerose segnalazioni di nuovi casi di abusi e violenze, trovano anche il tempo di piombare dai preti condannati dall’ex Sant’Uffizio e riabilitati alle funzioni religiose presso la chiesa di San Gordiano di Civitavecchia, come nel caso di don Francesco Rutigliano, guadagnandosi le ire del vescovo Luigi Marrucci. Non contenti, due mesi più tardi, sbattono sui giornali l’omertà e le controversie della curia di Napoli legate al caso della vittima Diego Esposito, grazie a un articolo a firma di Ferruccio Sansa pubblicato su Il Fatto Quotidiano e a un’inchiesta de Il Corriere della Sera condotta da Antonio Crispino. Il tutto mentre alcuni collaboratori di Rete l’Abuso, coordinati dal Presidente Zanardi, erano andati personalmente a far visita ai prelati. Due ore e mezza più tardi arriverà la telefonata di Monsignor Becciu, segretario del Papa, a provare a calmare gli animi e a ridurre le dimensioni dello scandalo.
Niente da fare. Zanardi non ci casca e li attacca prima ancora che l’inganno si palesi nuovamente. Nel frattempo diffonde la mappa dei preti pedofili italiani condannati in via definitiva, contatta altre vittime, scova nuovi casi di abusi sessuali e continua a tirare fuori documenti che bruciano e inchiodano le facce pie dei falsi soldatini di Dio. E la credibilità del Vaticano, come mai prima, comincia a scricchiolare.