GIORNALISMO IN CALABRIA / Martino Ciano: "Le notizie spettacolarizzate, spesso bandiera di qualcuno"

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Giornalismo in Calabria / Martino Ciano:

Si chiama Martino Ciano, compirà 33 anni il prossimo novembre e vive e lavora in quel magnifico scorcio di terra bagnato dal Mar Tirreno, al confine con la Basilicata. E’ uno scrittore, giornalista e saggista esperto in scienze storiche, e, nonostante la giovane età, è già alla sua terza pubblicazione letteraria. Da 5 anni è uno dei volti dell’emittente televisiva locale Rete3 Digiesse, punto di riferimento dell’informazione altotirrenica cosentina, e collabora con i più prestigiosi siti di letteratura italiana. Eppure la sua umiltà continua ad essere la qualità che lo contraddistingue: «Credo di non aver salito neppure un gradino nel mio percorso da giornalista, ma mezzo. La strada è ancora lunga e ancora tutta in salita». Un calabrese che le sue origini le ha usate come punto di forza, che ha scelto di rimanere nel posto dov’è nato e cresciuto per cercare di cambiarlo, di liberarlo dai pregiudizi, di liberarlo dall’ingoranza e dall’arretratezza. Compito certamente arduo, al quale Martino, però, dedica tutte le sue energie.

190862_10150123417257834_7804407_oLa sua carriera l’ha costruita con rigore, costanza e impegno, a dispetto delle difficoltà e della sorte avversa, grazie anche all’indiscusso talento e all’amore incondizionato per la scrittura: «Scoppiò a 17 anni all’improvviso. Cominciai per curiosità e da allora non mi sono più fermato». Ma nonostante il desiderio irrefrenabile di raccontare se stesso e il mondo, o come lo chiama lui un bisogno, una necessità, rimane uno di quei pochi cronisti che non sgomita e non sgambetta per il suo posto al sole. E’ un collega onesto e leale Martino Ciano, uno di quelli che riporta quotidianamente fatti e misfatti del territorio con una professionalità da far impallidire i suoi colleghi con molte primavere in più sulle spalle, quasi come se questo mestiere lo avesse preso un po’ troppo sul serio, a differenza di molti. «Troppo spesso in Calabria le notizie vengono spettacolarizzate e diventano la bandiera di qualcuno. Non che non ci siano i problemi, ma mostrare sempre il marcio di questa regione è sbagliato. Manca una lettura sociologica e antropologica della realtà e mancano soprattutto delle penne capaci di sbattere in faccia i difetti non solo della politica, ma dei calabresi. Che troppo spesso dei propri difetti ne fanno un vanto.». E tra questi, molto spesso, ci sono anche gli addetti all’informazione e chi ne muove le fila, gli asserviti al potere e i corrotti: «Ci sono persone che sfruttano il potere dando voce al politico o all’associazione di turno mortificando l’intera categoria. Alla base ci sono una cattiva retribuzione e una pressione a cui oggi il giornalista è continuamente sottoposto. Perché nella nostra regione ci si scontra sempre con una logica sbagliata».

Ben diverse, per fortuna, sono le condizioni di lavoro all’interno della sua redazione, perla rara dell’editoria bruzia, che ha sede a Praia a Mare, la città dell’isolaphotoDino: «E’ ormai la mia seconda casa. Mi ha dato la possibilità di confrontarmi con altri colleghi e di vivere delle esperienze interessanti grazie alle quali ho scoperto che non siamo problemi, ma abbiamo delle grandi risorse.Rete3 Digiesse è oggi, e spero lo sia ancora per molto tempo, l’emittente che mi permette di interagire nel mondo del giornalismo». Quel mondo strano, tanto bello quanto controverso, a cui manca la capacità di ridare una morale e di garantire un sostegno tra colleghi. Un mondo troppo spesso individualista che va in contrasto con i suoi principi e con quelli del giovane, convinto che «le cose non le si cambia da soli, e non le cambia neppure un eroe».

E alla luce di certe dichiarazioni ci si chiede se il “grande” giornalismo prima o poi si accorga delle capacità di questo piccolo grande giornalista con un curriculum di tutto rispetto, oppure se saremo costretti per sempre ad osservare a testa china gli abusi e i soprusi perpetrati ai danni di questo mestiere da quando professionalità e diligenza hanno dovuto lasciar spazio a ignobili operazioni di marketing.