(Fonte foto: ANSA)
(ANSA) – E’ salito a 59 morti e 527 feriti il bilancio della strage al concerto di musica country a Las Vegas. La polizia ha rivelato che il killer, il 64/enne Stephen Paddock, aveva nella sua automobile del nitrato di ammonio, un composto chimico utilizzato anche per produrre alcuni esplosivi, e 42 armi, parte nella camera d’albergo e parte nella sua casa.
Dal Bataclan a Las Vegas due anni di stragi in concerti e nightclub
La strage di Las Vegas e’ forse la prima in America cui e’ stata utilizzata un’arma automatica. Il killer Stephen Paddock avrebbe infatti modificato un fucile d’assalto AK-47, sul tipo di quelli usati in guerra, per esplodere colpi in piu’ rapida successione, solo tenendo premuto il grilletto. E poggiando l’arma su di un cavalletto per prendere meglio la mira ed avere un effetto ancor piu’ micidiale. E’ una delle ipotesi fatte dagli investigatori per spiegare quello che e’ stato il massacro piu’ sanguinoso della storia recente americana. Reso ancor piu’ devastante dal fatto che il killer ha sparato dall’alto su una folla di circa 20 mila persone assiepate.
Il killer di Las Vegas ha sparato attraverso la porta della sua camera d’albergo agli agenti delle forze speciali che tentavano l’irruzione. Lo ha rivelato la polizia, spiegando come un team di sei uomini delle teste di cuoio hanno setacciato l’hotel Mandalay piano dopo piano, fino a trovare la stanza di Paddock al 32/mo piano. Quando la porta e’ stata sfondata l’uomo era gia’ riverso a terra morto.
Prima di Las Vegas, le stragi degli Stati Uniti – SCHEDA
Sonny l’infermiere di 29 anni del Tennessee e’ stata la prima vittima del massacro di Los Angeles ad essere identificata. Ma piu’ si va avanti nel durissimo lavoro del riconoscimento delle persone rimaste uccise durante il concerto e piu’ la vicenda assume i contorni di una vera e propria strage di donne. Ci sono Rachael la poliziotta di Manhattan Beach e Sandra la professoressa californiana. E ancora, Jenny la maestra d’asilo, Susan l’impiegata, Lisa la segretaria, come lo era Bailey. Non hanno avuto scampo nemmeno Denise, 50 anni, nonna e pensionata della West Virginia, Rhonda la designer di Boston, Jennifer ed Angie – solo 20 anni – entrambe della California, Jessica originaria del Canada, e Neysa l’imprenditrice. Ma nella identificazione delle 59 vittime finora accertate siamo solo all’inizio.
Nove interminabili secondi. In quella prima scarica di colpi a ripetizione il massacro era già consumato. Seguiranno altre due raffiche. In tutto – si ipotizza – due o tre caricatori svuotati dal balcone di un hotel di Las Vegas sulla enorme folla che assisteva ad un festival di musica country. E’ la sparatoria piu’ sanguinosa della storia moderna d’America, piu’ di Virginia Tech, piu’ di Columbine. E piu’ della carneficina nel night club di Orlando, che finora deteneva il triste primato di 49 morti ammazzati. Cosi’ gli Stati Uniti ripiombano nell’incubo senza fine delle stragi di massa, quelle che nell’era Trump sembravano dimenticate. Cosi’ come in soffitta era finito il dibattito sulla incredibile diffusione delle armi da fuoco. Come quelle che Stephen Paddock – 64 anni, americano di razza bianca, suicidatosi prima dell’arrivo delle teste di cuoio – aveva nella camera d’albergo da cui ha sparato. E ne aveva anche nella sua abitazione di Mesquite, in Nevada: un vero e proprio arsenale da guerra tra pistole semiautomatiche, fucili d’assalto, maxi-caricatori e munizioni. E mentre gia’ montava la polemica su come sia stato possibile far entrare tutte quelle armi in un resort, il presidente americano parlando alla nazione in diretta tv ha definito quanto accaduto “un atto di pura malvagità” ed ha annunciato che mercoledì sarà a Las Vegas. Nessun accenno a una possibile matrice legata al terrorismo islamico. Eppure secondo Site, il sito che monitora la propaganda online dei gruppi radicalizzati, l’Isis ha rivendicato il massacro.
E secondo qualche media Paddock si sarebbe convertito all’Islam alcuni mesi fa, cambiando anche il nome in Samir al-Hajib. Ma l’Fbi smentisce: finora non e’ emerso nessun legame con il terrorismo e con organizzazioni terroristiche internazionali. Si tratterebbe dunque di un lupo solitario, il cui movente resta ancora tutto da decifrare. Anche perche’ poco ancora si sa sul passato dell’uomo, una persona dalla vita apparentemente tranquilla. Una cosa invece e’ certa: nella capitale mondiale del divertimento e del gioco d’azzardo nulla sarà più come prima. Erano passate da poche le 10 di sera e nel Las Vegas Village, sulla iconica ‘Strip’ di luci e colori, l’euforia era alle stelle per le fasi conclusive del ‘The Route 91 Harvest Festival’. Un cast stellare per la tre giorni di concerti conosciuta anche come ‘Neon Sleepover’, perche’ i fan – decine di migliaia – per 45 dollari a notte restano a dormire in auto o nel caravan, con una coperta o il sacco a pelo. E chi vuole stare più comodo alloggia nel prospiciente Mandalay Bay Hotel. E’ dal 32/mo piano di questo albergo che Paddock (si trovava li’ già da diversi giorni) ha improvvisamente cominciato a sparare. Secondo la prima ricostruzione degli esperti, avrebbe esploso oltre dieci colpi al secondo, forse grazie a un ‘grilletto a manovella’ facilmente acquistabile online e che permette di sparare 700 proiettili al minuto. Una pioggia di fuoco che si e’ abbattuta sulla marea umana sotto di lui. Impossibile fuggire. Chi lo ha fatto ha travolto gli altri o e’ rimasto a sua volta vittima del panico generale. Sul palco si stava esibendo Jason Aldean, una star assoluta della musica country, immortalata dai video mentre si precipita giù in cerca di riparo. Alla fine di tutto, la scena – come raccontano i testimoni e le immagini – e’ agghiacciante: sangue e corpi ovunque, in mezzo a un mare di bottigliette di plastica e oggetti persi durante la fuga: cappelli, scarpe, smartphone. Scatta anche la caccia ai possibili complici e l’attenzione si rivolge subito verso la convivente di Paddock, Marilou Danley, che pero’ non sarebbe coinvolta: e’ all’estero e sta cooperando con gli investigatori.